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Overwatch World Cup 2018 – Parigi (2)

  • Immagine del redattore: Tom Garland
    Tom Garland
  • 21 set 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 24 set 2018

Parte 2


Eccoci qui! In quel di Parigi a raccontare gli avvenimenti di una giornata intensa ed emozionante. Partito prima dell’alba da casa, attorno alle 4 del mattino, sono arrivato all’aeroporto di Venezia in tempo per imbarcarmi per il volo delle 6 e 30. Accidenti che alzataccia! Ma il primo match dell’Italia si sarebbe svolto alle 13 e 30 e dovevo far tutto di corsa per non perdermi un posto in prima fila.

Inoltre, grazie al magico mondo delle community, mi sono messo d'accordo con dei ragazzi italiani per trovarsi a tifare insieme, con bandiere della nazionale a far la curva da stadio.

L'hype era alle stelle e non vedevo l'ora di poter supportare l'Italia contro la bolgia di francesi che giocavano in casa e che vantavano sulla carta una nazionale decisamente più forte. La prima giornata vedeva però un altro match in programma: Italia - Polonia.


Purtroppo io non sono un tuttologo degli e-sport. Sono un appassionato dell'ultima ora o quasi, diciamo così, ma solo perché vivendo in provincia ho dovuto aspettare più di altri l'arrivo di una connessione decente e in tv, come ben sapete, passano solo il calcio e qualche fortunato sport popolare. Se ho comprato Overwatch durante uno di quei weekend gratuiti verso la fine della seconda stagione competitiva, mi sono avvicinato all'esport di questo gioco durante in mondiale 2016 già in corso. Forse ho intravisto Italia - Svezia quando ancora andava il meta tank tutti dietro a Reinhard e prima dell'arrivo del dive meta che ha perdurato nel tempo più di ogni altro. O forse invece l'ho scoperto davvero capitando per caso nel famoso round di una competizione nel quale il team dei Cloud9 perse la partita a causa di una sbadataggine a match già vinto (quello che in gergo adesso viene chiamato proprio C9). Quel che voglio dire è che mi sono perso gran parte della storia competitiva di questo universo videoludico e non potrò inoltrarmi troppo in ardui tecnicismi. Certo conosco le formazioni attuali, seguo la Overwatch League, la serie A di questo e-sport, e ho anch'io i miei beniamini, ma vogliate scusarmi se farò degli scivoloni parlando di Midna, Carnifex e soci.


Per chi è più profano di me dovete tener presente che nell'e-sport il nome di un giocatore viene spesso sostituito da un nickname, un soprannome scelto al momento dell'accesso ai server di gioco, e questo diventa anche il modo in cui qualcuno viene conosciuto anche nell'ambito professionistico diventando un beniamino, un'eroe, una certezza.


Il team italiano schiera dei ragazzi giovani e determinati ma alcuni di loro sono riusciti a rimanere negli anni contribuendo a creare una base solida su cui poggiano le nostre speranze.

Carnifex e Nisa possono dirsi dei veterani; si perde un grandioso Link ma arriva un altrettanto bravo HearThBeat. Insomma: è dura rimanere in sella in un mondo in evoluzione come questo e con solo sette posti disponibili (6 + riserva). Assieme a Bimbz, LUFT, DragonEddy e Midna si va a formare quel team che oggi ci ha fatto sognare con giocate incredibili.



Finita la parentesi per chi ha già nozioni riguardo ai meccanismi torneistici e-sportivi voglio tornare a raccontarvi dell'emozione del viaggio e di come sono arrivato sotto al Grande Arche, sede dell'evento.

E' stata dura atterrare in terra francese con sole due ore di sonno (si, non riuscivo ad addormentarmi) e le batterie sarebbero state già scariche senza l'adrenalina che derivava dal muoversi da solo per una città che non si conosce.

Non conoscendo la lingua mi sono mosso con il mio inglese abbozzato (in aeroporto negli infopoint parlano anche italiano). Un'oretta di spostamenti tra treno e metro e dopo una lunga camminata sferzata da un vento gelido sono riuscito ad arrivare in camera. Non nascondo che per un momento ho pensato di fare un pisolino lungo otto ore ma ero già in ritardo, la prima partita era iniziata.

Svuotato lo zaino in albergo mi sono rimesso subito in marcia. La sede del torneo era solo a mezzora di cammino e ne ho approfittato per vedere le strade della città senza per forza prendere un autobus e perdere scorci interessanti da fotografare.

La zona in cui si svolge il group stage non l'avevo visitata in passato e mi ha stupito enormemente. Ero rimasto ad un centro storico fatto di edifici gotici e ponti perenni eretti centinaia di anni fa e mi sono invece ritrovato in un luogo surreale, futuristico, composto da palazzi enormi e scintillanti, dalle forme più assurde e contorte. E lì, proprio lì, in quel maestoso arco cubico che richiama l'occhio di ogni visitatore perché troneggiante alla fine della piazza, c'era qualcosa che richiamava anche il mio cuore di sportivo.



Sono entrato molto eccitato ma confuso. Non sapevo se potevo entrare con lo zaino o se dovevo lasciarlo nel guardaroba (alla fine me lo sono portato dietro ma con il divieto di introdurre bevande portate dall'esterno) ma prima ancora di inviarmi verso l'arena ho visto il merchandising esposto nel negozio all'entrata. Come potevo resistere? Come potevo non portarmi dietro una maglietta ufficiale dell'Italia che non viene nemmeno venduta online? E se poi avesse perso tutte le partite? Ne sarei stato orgoglioso?

La risposta non avrebbe tardato.

Entrato nell'arena mi sono unito finalmente ai compatrioti che come me hanno deciso di affrontare questo viaggio. Pochi pazzi solitari come me, pochi in tutto purtroppo. Nulla di grave, i francesi ci circondavano ma oggi non era il giorno dello scontro. La prima partita stava per terminare e il boato dell'arena faceva intendere che la nazionale dei galletti stava vincendo (poche sorprese, era la favorita).

Il secondo match ha visto scontrarsi invece la Germania e l'Inghilterra, finita come prevedibile con una vittoria inglese ma con una bella resistenza tedesca in più di una mappa.



Ma eccoci arrivati al momento che aspettavo; a quello che aspettava tutta la community italiana. Ho notato piacevolmente che le views nella diretta streaming commentata dal cronista veterano Herc (ed ex membro dello staff tecnico della nazionale) ha avuto un picco enorme, dimostrando che nonostante l'orario un po' proibitivo per chi si trovava ancora a lavoro, l'interesse per Overwatch in Italia sta crescendo molto.

Solitamente una partita finisce in tre o quattro mappe giocate dato la disparità delle forze in campo tra Paesi che hanno o non hanno una cultura e-sportiva radicata. Ma cosa succede se l'outsider per eccellenza, quella squadra che lo scorso anno si è trovata in un girone di ferro ed è stata etichettata come team cuscinetto, tira fuori la grinta? E se a questa grinta aggiungiamo un anno intero di esperienza nei campionati che portano al sogno della Overwatch League?

La volontà di creare finalmente una squadra con basi solide come i Morning Stars, finanziata da Samsung e avente persino un palazzetto e-sportivo dove allenarsi, ha dato i suoi frutti. Benché non tutti i componenti della nazionale giochino nello stesso team bisogna comunque dare adito al fatto che una coesione, una base, una sinergia si è andata a rafforzare e ha cambiato le sorti e il destino dei nostri rappresentati alla World Cup.

Non posso farvi la cronaca filo e per segno di quel che è avvenuto, anche perché sono certo che ormai tutti abbiate visto la partita o la sua registrazione, almeno quelli che sono fans di questo sport elettronico intendo, ma il battito dei nostri cuori si è fermato più volte durante l'incontro; li ha fatti sussultare per le urla di felicità e purtroppo anche per le delusioni ma alla fine è esploso nei nostri petti con un ritmo assordante, irrefrenabile, di immensa gioia.

Una vittoria da cardiopalma in una partita finita all'ultimo respiro. Se il palazzetto all'inizio si era svuotato dopo i match delle squadre che attiravano più fans, ecco che minuto dopo minuto, col prolungarsi dello scontro fino al quinto round, lo stadio era diventata una nuova bolgia di persone in festa che gridavano con noi. Pochi italiani diventati mille.

Se il palazzetto all'inizio si era svuotato dopo i match delle squadre che attiravano più fans, ecco che minuto dopo minuto, col prolungarsi dello scontro fino al quinto round, lo stadio era diventata una nuova bolgia di persone in festa che gridavano con noi. Pochi italiani diventati mille.

Sventolando le bandiere ci siamo recati sotto le postazioni di gioco e abbiamo festeggiato assieme al nostro team; un'invasione di campo che nel calcio non si può più fare; un contatto umano che ha fatto piacere a noi come spettatori, ma credo anche alla squadra che ci è corsa incontro per ringraziarci della nostra presenza.

E' stata un'esperienza strana, mai provata prima, non da una persona come me che di solito segue lo sport solo in tv senza osannare i grandi del pallone e seguirli nelle loro missioni per il gol, eppure qui mi sentivo in dovere di esserci, per tifare assieme, per accrescere assieme questo e-sport, per festeggiare assieme questa meravigliosa vittoria.

Merito speciale va ai nostri tank: Midna e DragonEddy (quest'ultimo è stato intervistato e ha svelato la genesi del suo nick name, piccola chicca per i fans sfegatati, che deriva dall'associazione del suo nome con il simbolo per eccellenza del Paese natale di sua madre, la Cina).


Nessuno sa come andranno le prossime partite, se faremo bella figura, se lotteremo con il coltello tra i denti o subiremo passivi. Oggi abbiamo avuto prova della tenacia dei nostri e non possiamo che ben sperare. Torno in albergo sfinito ma felice; entro in camera conscio che avrei passato altri giorni stupendi con il nuovo gruppo di amici; mi stendo a letto e penso a come si sarebbe evoluta quest'avventura crogiolandomi nel piacere della scoperta. La bellezza del viaggio è non sapere ancora quel che ci riserva il futuro per scoprirlo poco a poco.

Dopo tutto questo rimane però un'unica certezza: in Francia non ci sono i bidet... maledizione!




Continua...


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