Overwatch World Cup 2018 - Parigi (3)
- Tom Garland
- 25 set 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Parte 3

Non un ritorno mesto ma un ritorno malinconico. Si, perché nonostante le sconfitte subite nelle ultime due giornate contro squadre indubbiamente favorite, ciò che rimane di tutto questo, mentre il mio aereo si libra sopra alle nuvole e il sole si spegne poco a poco all'orizzonte, è una sensazione di pace, di triste felicità.
Ricordo i giorni passati quasi come una gita con i compagni di scuola, una cosa piacevole se penso che per me l'ultima volta è stata una decina di anni fa, e il muoversi per la città con lo zaino in spalla e conoscere gente nuova ti imprime nella mente immagini e facce che non si scordano facilmente. Anche solo il chiacchierare con i giocatori per il quale hai affrontato il viaggio o un abbraccio fraterno prima di andarsene valgono la pena del biglietto.
Si torna quindi a casa con un bagaglio di esperienze enorme e con nuove consapevolezze, sia per me come viaggiatore seriale che per i giocatori della nostra nazionale.
Giocare ai massimi livelli può far capire i nostri limiti ma se pensiamo che lo scorso anno l'Italia non fece nemmeno un punticino mentre questa volta non solo ha vinto una partita ma ha anche dato filo da torcere alle altre concorrenti, allora ci sono buone sensazioni per il futuro. C'è qualcosa da limare qua e là, qualche errore di troppo che si poteva evitare dovuto sicuramente anche all'emozione (giocare di fronte a duemilacinquecento persone dal vivo più tante altre migliaia spettatrici da casa non è semplice), ma con un anno di esperienza in più in campionati internazionali sono sicuro che in poco tempo potremmo reggere il confronto con tutti. L'evoluzione del nostro Paese in campo e-sportivo fino ad ora è stata molto lento; eppure qui a Parigi ho visto un cambiamento: un interesse maggiore dato da tifosi e stampa, compreso un giornalista del Corriere giunto per capire cosa avesse mosso noi tifosi a percorrere così tanti chilometri per arrivare a vedere questo evento (ma questo ve l'ho già spiegato in un post precedente).
L'articolo lo potete trovare cliccando qui: https://www.corriere.it/tecnologia/18_settembre_23/europei-overwatch-italia-fuori-giochi-cd40085e-bf4b-11e8-9cca-483aad8b214d.shtml
Se poi si pensa che nella lega professionistica per eccellenza per il prossimo anno si aggiungeranno otto nuove formazioni è facile supporre e sperare che i talent scout abbiano intravisto del potenziale nei nostri giocatori. Partecipare alla Overwatch League significherebbe migliorarsi e migliorare gli altri compagni di nazionale una volta ritrovatisi con nuove competenze e abilità affinate. Posso solo che augurar loro il meglio.

Ma cosa ha differenziato questo evento da quello di altri sport?
In primis i tifosi. L'arena vibrava letteralmente quando si apprestavano a giocare i giocatori francesi ma anche quando gli avversari riuscivano a concludere giocate spettacolari l'applauso era condiviso.
Prima dello scontro con i padroni di casa un gruppo di ragazzi si sono girati dicendoci che si sono emozionati nel vedere il nostro team vincere contro la Polonia e speravano di vederci crescere negli anni futuri.
Alla fine del match il pubblico ha applaudito sia i giocatori ma anche noi pochi temerari che urlavamo di gioia ad ogni "cala il martello" di Midna o ad ogni autodistruzione di DragonEddy (pure Bimbz che teneva il punto in solitaria senza farsi vedere dai nemici è stato un momento esilarante che ha fatto divertire la platea).
E per finire, fuori dal palazzetto una volta calmate le acque, mi ha stupito vedere tifosi avversari raggiungere i nostri giocatori per farsi una foto assieme.

In primis i tifosi, nostri ma anche e soprattutto avversari, pronti ad applaudire ogni giocata o a raggiungere il nostro team per fare una foto assieme.
In secondo luogo i giocatori stessi, sempre disponibili per foto e chiacchierate, pronti addirittura a dar consigli su come migliorare e sfruttare la composition (poi sono tornato a casa tutto carico e ho spaccato, almeno per le prime due partite prima di ricordarmi che non son un professionista e non so giocare come loro).
Le lunghe giornate di gioco si apprestavano a concludersi così ne ho approfittato per uscire dalla ragnatela di strade della zona economica che ci aveva imbrigliato per vedere il resto della città. Un giro veloce sotto le luci dei Champs Elysées fino all'Arco di Trionfo. Una sbirciatina ai prezzi nei menù esposti fuori dai locali per rendersi conto che eravamo molto poveri. Ricchi, però, di nuove esperienze, siamo tornati nei nostri letti col sorriso.
Parigi è indubbiamente magica. Il centro storico, l'arte gotica e barocca, le bellezze che nasconde nelle sue vie, sono tutte cose da scoprire. Ci vogliono giorni per esplorare la città e se devo trovare un difetto di un weekend e-sportivo è proprio quello di non aver avuto il tempo di assaporare sapori, respirare odori nuovi, vedere tutto quel che serve per sentirsi più acculturati. Quel che è certo però è che, anche il poco che si può far proprio, innalza comunque il nostro spirito e ci permette di tornare ispirati e felici, ricaricati e carichi di cose da raccontare.

Vale quindi la pena fare un viaggio da tifoso?
Sicuramente si. L'esperienza è diversa ma è comunque importante. Forse non serve scrivere ancora molto. Forse per descrivere tutto ciò che abbiamo vissuto basta una sola immagine di visi sorridenti; tante magliette azzurre unite da un'unica passione; un gruppo di persone divenute presto amici.

Al prossimo anno!
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